L'alcova d'acciaio e "La 74"

Un'affinità e una distanza
Umberto Cavenago si muove in un territorio di costante sperimentazione e innovazione, dove la sua pratica artistica diventa un laboratorio dinamico di idee e forme. In un dialogo sottile e complesso con il Futurismo marinettiano, senza mai conformarsi rigidamente a esso, esplora le passioni attraverso una lente contemporanea e radicale. Le sue opere, pur richiamando l’energia e la visione futurista, affermano una propria autonomia, rivelandosi come espressioni uniche e distintive, lontane da ogni conformismo artistico.
Cavenago naviga tra passato e presente con una sensibilità artistica che, pur rimanendo affascinata dalle suggestioni del Futurismo, si muove liberamente al di fuori delle sue rigide categorizzazioni. La sua opera rappresenta una continua esplorazione e reinvenzione, dove la tecnologia e le influenze storiche si coniugano per dare vita a un’arte che è tanto innovativa quanto riflessiva.
 

Umberto Cavenago con La 74 nel suo studio
Photo © Alessandro Zambianchi, Milano
Il romanzo "L'alcova d'acciaio" del 1921
Filippo Tommaso Marinetti, fervente sostenitore della modernità e del Futurismo, non si limitò a celebrare la rivoluzione tecnologica e bellica della sua epoca attraverso la sua arte e la sua poetica. Durante la Prima guerra mondiale, Marinetti trovò un simbolo tangibile della sua visione avanguardista nella Lancia Ansaldo 1Z, un'autoblindo che divenne per lui un’estensione concreta del potere meccanico e dell’energia del conflitto.
Marinetti, arruolato come volontario sul fronte italiano, utilizzò la Lancia Ansaldo 1Z non solo come mezzo per il trasporto e la mobilità, ma come un emblema della fusione tra uomo e macchina. Questo veicolo corazzato, con la sua avanzata tecnologia e la sua imponente struttura, rappresentava per il poeta un’icona della modernità e del dinamismo futurista, incarnando l’ideale di velocità, potenza e innovazione che il movimento esaltava.
Il rapporto di Marinetti con l'autoblindo trova una riflessione profonda nel suo romanzo "L'alcova d'acciaio" (1921), dove l’esperienza bellica viene narrata attraverso la lente di questa macchina da guerra. Nel romanzo l'autoblindo diventa non solo un mezzo di combattimento, ma anche un protagonista simbolico che riflette la visione futurista della guerra come una grande avventura meccanica. Marinetti descrive la macchina come un'estensione dell’eroe moderno, capace di esprimere e amplificare la potenza della nuova era tecnologica.
"L'alcova d'acciaio" è un'opera che trascende il semplice resoconto di guerra, diventando un manifesto letterario della celebrazione futurista della modernità. Attraverso una prosa vivace e immersiva Marinetti trasforma la Lancia Ansaldo 1Z in un simbolo della fusione tra l’uomo e la macchina, e la guerra in una forma di purificazione e rigenerazione attraverso la tecnologia.
In questo contesto, Marinetti non si limita a utilizzare l'autoblindo come un mezzo pratico, ma la eleva a un'icona di modernità e progresso, celebrando la sua capacità di sfidare le convenzioni e ridefinire le esperienze belliche. Il romanzo e il veicolo si intrecciano in una narrazione che esprime la visione futurista della guerra come un’esperienza radicalmente nuova e trasformativa, conferendo alla Lancia Ansaldo 1Z un ruolo centrale nella poetica e nella pratica del Futurismo.
"L'alcova d'acciaio" è un romanzo scritto da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nel 1921. 
La copertina originale di "L'alcova d'acciaio" è stata oggetto di censura. Disegnata da Ivo Pannaggi, un artista futurista e collaboratore di Marinetti, la copertura mostrava un'immagine audace e provocatoria, caratteristica dello stile futurista.
 
La copertura censurata ritraeva una figura femminile nuda e la forma dell'automitragliatrice Lancia Ansaldo 1Z, un chiaro simbolo della fusione tra erotismo e tecnologia. Questo design rifletteva il fascino futurista per l'innovazione e l'energia meccanica, ma fu considerato eccessivamente scandaloso e provocatorio per i gusti del tempo.
 
La censura fu motivata da preoccupazioni riguardo alla nudità e alla combinazione di elementi sessuali con il contesto bellico e tecnologico. L'immagine fu vista come inappropriata e disturbante, venne quindi modificata per evitare controversie pubbliche e per resistere alle pressioni morali dell'epoca. La copertina successiva fu meno audace e privò l'immagine dell'aspetto erotico, risultando più accettabile per il pubblico.
 
La censura della copertina riflette la tensione tra l'avanguardia futurista e le convenzioni sociali e morali del tempo. La rimozione dell'elemento provocatorio sottolinea il contrasto tra la visione radicale di Marinetti e le norme culturali prevalenti, mettendo in luce il conflitto tra innovazione artistica e accettazione pubblica.
Il numero 74

Nel romanzo "L'alcova d'acciaio" di Filippo Tommaso Marinetti, il numero 74 si riferisce a una specifica autoblindo, una macchina da guerra che è parte integrante della narrazione.

Il numero 74 è utilizzato nel romanzo come un'identificazione precisa di una delle autoblindo protagoniste della storia. Marinetti, con il suo interesse per la modernità e la tecnologia, usa questo numero per conferire un senso di realismo e precisione al veicolo, che è un elemento centrale nell'azione e nella trama del libro.

Nel contesto storico reale, i numeri delle autoblindo erano utilizzati per identificare i veicoli in modo univoco all'interno delle unità militari. In "L'alcova d'acciaio," il numero 74 potrebbe richiamare un riferimento specifico a un modello o a un veicolo realmente esistente, contribuendo a radicare il romanzo nella realtà storica della Prima Guerra Mondiale.

Lancia Ansaldo 1Z

La Lancia Ansaldo 1Z fu progettata a partire dal 1915, durante i primi anni della guerra. Ansaldo, un'importante azienda metallurgica e meccanica italiana, si occupò principalmente dell'armamento e della corazzatura, mentre Lancia, casa automobilistica fondata da Vincenzo Lancia, fornì il telaio e la meccanica.

Prototipo dell'automitragliatrice Lancia Ansaldo 1Z

© Archivio Storico Lancia, Torino

Caratteristiche tecniche
  • Telaio e motore: Basata sul robusto telaio del camion Lancia 1Z, la versione militare utilizzava un motore Lancia a quattro cilindri, che garantiva una potenza sufficiente a muovere il pesante veicolo corazzato. Il veicolo poteva raggiungere una velocità massima di circa 70 km/h su strade asfaltate, che era considerevole per l'epoca.
  • Corazzatura: L'autoblindo era rivestita di piastre di acciaio con uno spessore compreso tra 6 e 8 mm, sufficienti a fornire protezione contro il fuoco di armi leggere e le schegge di artiglieria, pur mantenendo un peso che permetteva al veicolo una buona mobilità.
  • Armamento originale: L'armamento originale della Lancia Ansaldo 1Z consisteva in tre mitragliatrici francesi St. Etienne Modello 1907 da 8 mm, posizionate in una torretta girevole centrale e in due mitragliatrici laterali montate in posizione fissa sulla parte anteriore e posteriore del veicolo. Questo assetto permetteva una copertura di fuoco a 360 gradi, rendendo la Lancia 1Z particolarmente efficace nel supporto alla fanteria e nelle operazioni di pattugliamento.
 
© Archivio Storico Ansaldo, Genova
Utilizzo operativo e successive modifiche
La Lancia Ansaldo 1Z fu principalmente impiegata sul fronte italiano, dove venne utilizzata per la ricognizione, il trasporto sicuro di truppe e il supporto alle operazioni offensive. Nonostante le sue prestazioni su strada fossero soddisfacenti, il veicolo incontrò difficoltà sui terreni accidentati del fronte alpino, dove la mobilità era limitata dalle condizioni del terreno.
 
Dopo le prime esperienze in battaglia, furono apportate alcune modifiche alla Lancia 1Z. Tra queste, l'introduzione di mitragliatrici Fiat-Revelli Mod. 1914 da 6,5 mm in sostituzione delle St. Etienne, che erano meno affidabili. Queste modifiche culminarono nella variante Lancia 1ZM, che presentava miglioramenti nella corazzatura e nell'armamento.
La Lancia Ansaldo 1Z e le sue successive varianti rimasero in servizio anche dopo la Prima Guerra Mondiale, dimostrando la loro utilità in contesti bellici differenti, inclusa l'Africa coloniale italiana.
Pietro Corni, ingegnere di formazione, è stato responsabile della progettazione e dello sviluppo tecnico della Lancia Ansaldo 1Z. La sua esperienza e competenza nell’ingegneria automobilistica e militare sono state fondamentali per l’integrazione delle caratteristiche meccaniche e protettive del veicolo. Corni ha lavorato per garantire che l’autoblindo fosse all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia e dell’efficienza operativa, combinando le esigenze di mobilità con la protezione armata.
L'Ansaldo
Gli stabilimenti Ansaldo hanno iniziato nel 1853, quando Giovanni Ansaldo comprò la società Taylor & Prandi, che era in liquidazione a Sampierdarena.
Nel 1886, il cantiere navale fu trasferito a Sestri Ponente, dove fu migliorato fino a poter costruire 10 navi contemporaneamente.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Ansaldo aprì nuovi stabilimenti e adattò quelli esistenti per soddisfare le esigenze belliche. Così, l'azienda riuscì a fornire al paese 10.000 armi, milioni di proiettili e molti aerei.
La produzione dell'automitragliatrice

Durante la Prima Guerra Mondiale, l'Ansaldo produsse due serie di autoblindo. La prima serie fu realizzata nel 1915, mentre la seconda risale al 1917. In totale, furono costruiti circa 150 esemplari di questi veicoli blindati.

Nella prima serie, l'armamento includeva una mitragliatrice Maxim da 6,5 mm montata nella torretta superiore e altre due mitragliatrici nella torretta inferiore. Questi veicoli erano basati su un telaio Lancia, dotato di un motore a quattro cilindri in linea con una cilindrata di 4.940 cc e una potenza di 70 cavalli. Il motore, che operava a 2.200 giri al minuto, era dotato di accensione a magnete e di una trasmissione cardanica con frizione a secco e cambio a 4 velocità più la retromarcia.

Questo autotelaio, modificato per l'uso militare, fu denominato inizialmente "1ZM" e successivamente "Chassis speciale per automitragliatrice". Il veicolo aveva un motore anteriore raffreddato ad acqua, la guida a destra, e sospensioni a balestra. Le ruote posteriori erano motrici e doppie, con pneumatici a tallone. Il peso totale del veicolo era di circa 1.600 kg e tutte le parti del motore e del telaio erano protette da blindature in acciaio al cromo-nichel spesse 6 mm.

 

Le maestranze nello stabilimento Ansaldo di Sampierdarena

© Archivio Storico Ansaldo

L'armamento
Nel 1917, con la seconda serie, l’Ansaldo apportò delle modifiche significative. La blindatura fu realizzata con piastre di molibdeno, a causa delle difficoltà di approvvigionamento del cromo-nichel. Il motore era protetto da un cofano blindato, dotato di alette per il passaggio dell’aria e di una lamiera anteriore piegata per indirizzare l’aria verso il radiatore. Il motore, pesante 170 kg, era fissato ai longheroni del telaio.
Il cassone del veicolo formava il corpo principale; due porte di ingresso permettevano l'accesso al veicolo. Inoltre, un ampio portello anteriore, tre finestrini per lato e uno posteriore offrivano una buona visibilità. Il serbatoio della benzina, cilindrico e da 100 litri, era situato al centro della cabina, protetto da lamiere di 5 mm. Sopra il serbatoio c'era un sedile di legno e due seggiolini laterali, oltre a una cassetta per gli accessori. La torretta girevole, montata sulla carrozzeria, era sostenuta da una doppia serie di sfere, una per il supporto e una per la guida. Durante la marcia, la torretta era bloccata da un nottolino, ma poteva essere ruotata quando il veicolo era in azione.
All’inizio, l'armamento dell’autoblinda comprendeva tre mitragliatrici St. Etienne Modello 1907 da 8 mm, tutte blindate e dotate di nastri per un totale di 15.000 colpi, oltre a 24 caricatori metallici, ciascuno con 600 colpi. L'equipaggio aveva a disposizione anche 4 fucili mitragliatori Chauchat, ognuno con 1.200 colpi, che potevano essere usati attraverso i finestrini o lo sportello superiore della torretta. Inoltre, davanti al cofano erano montati due ferri progettati per tagliare i reticolati.
Nel 1928, l'armamento dell'autoblinda fu aggiornato e comprendeva 3 mitragliatrici Fiat Mod. 14, un treppiede per mitragliatrice Mod. 14, cassette per acqua sistemate internamente, tre bidoni per le mitragliatrici e 240 caricatori da 50 colpi, per un totale di 12.000 colpi.
L'interno del veicolo e la mitragliatrice montata sulla torretta girevole.
© Archivio Storico Ansaldo
"La74" di Cavenago
Ne La 74, Umberto Cavenago trascende la funzione bellica e il fervore futurista dell'autoblinda Lancia Ansaldo, offrendoci una visione radicalmente diversa e profondamente meditativa. In un gesto di sapiente decostruzione, Cavenago non si limita a replicare la forma del veicolo blindato, ma ne reinventa l’essenza in una chiave minimalista, concettuale e simbolica.
All'interno di questa struttura di acciaio, che evoca il rigore e la solidità dell'originale, l’artista inserisce due cuccette, trasformando il veicolo da strumento di guerra a spazio di riflessione e riparo. Lontano dalla sua funzione offensiva, il pezzo di Cavenago si fa metafora di un'introspezione pacifica e intima, radicata nei temi esplorati nel romanzo di Filippo Tommaso Marinetti, "L'alcova d'acciaio".
Cavenago, con questa operazione, non solo evoca ma rielabora il concetto di "macchina" attraverso una lente di sensibilità e riflessione, sottraendo l'armamento e insediando un'ambiente di contemplazione. Questo atto di sottrazione e trasformazione non solo rifiuta la cultura della guerra, ma riporta alla luce una dimensione più personale e contemplativa, emblematicamente lontana dalla sua originaria funzione bellica.
 
 


L'interno de La 74 (Suiite.161, per l'occasione espositiva), nel 2015 all'Ex Albergo di virtù (NH Collection in piazza Carlina) a Torino